Per una libertà fondata sui bisogni reali

Lo spirito ottimista degli Anni Sessanta e l'ideale del cambiamento sistemico della Nuova Sinistra sembrano ormai un ricordo lontano nell'epoca del capitalismo esasperato che stiamo vivendo. Il declino del comunismo, culminato con i fatti del 1989, ha reso sempre più rara la messa in discussione dell'intero sistema capitalista. Secondo pensatori come Herbert Marcuse, questo atteggiamento rappresenta un ostacolo significativo al raggiungimento di una vita appagante nel XXI secolo.

Marcuse,
convinto materialista e ragionevole marxista, sosteneva che una trasformazione radicale della società fosse necessaria per una vera liberazione dell'uomo. Sosteneva che solo quando tutti avranno avuto la possibilità di esercitare il loro pensiero critico, la ragione potrà diventare una forza per innescare il cambiamento positivo della società. Le istituzioni educative, un tempo viste da Marcuse come potenziali catalizzatori del cambiamento (quindi destinate a contestare il sistema) sono state assorbite ed integrate anch'esse all'interno del sistema stesso.

La ragione,
sosteneva Marcuse, ha il potere di sfidare lo status quo ed ispirarci ad immaginare un futuro migliore: se siamo consumati dalle lunghe ore di lavoro e da un consumismo fine a se stesso che danneggia l'ambiente, è proprio la ragione che ci obbliga a cercare una società più libera attraverso una trasformazione prima di tutto culturale. Centrale in questa visione è una nuova moralità che faccia prevalere la realizzazione umana sulla disperazione. La libertà, quindi, deve essere fondata sui bisogni reali delle persone, sia del corpo che della mente, promuovendo una società libera dalla violenza e dalla sopraffazione.

Un elemento cruciale del processo, spesso assente nelle discussioni contemporanee, è il ruolo dell'immaginazione in senso lato, inserita in un contento di un nuovo umanesimo. Il filosofo tedesco, infatti,
credeva che fosse necessaria una nuova moralità per sfidare l'attuale stato di cose ed alimentare una "rivoluzione gentile", sensibile e rispettosa dei temi ambientali. Immaginava un mondo in cui gli spazi pubblici venissero più tutelati e salvaguardati dal rumore e dall'inquinamento, per diventare più belli e meno commerciali.

Il recupero dei beni comuni dal controllo capitalista, del resto, è
tuttora un tema molto caro sia alla sinistra progressista che ai movimenti ecologisti e femministi. Secondo questa visione, infatti, il capitalismo prospera e dilaga sfruttando il lavoro e il tempo libero delle persone, confinandole in spazi angusti come uffici e fabbriche, pur garantendo loro un certo benessere materiale. Ed è proprio per questo che chi intende realizzare la propria felicità deve guardare oltre le frustrazioni del lavoro e i timori del cambiamento climatico.

L'eredità di Marcuse rimane pesante e problematica per la sinistra. Il ventunesimo secolo, infatti, continua ad aver bisogno di pensatori come lui per sfidare il monotono pensiero dominante del nostro tempo. Gli intellettuali di oggi, invece, dovranno essere in grado di comunicare non solo con i movimenti, ma anche, e soprattutto, con quella classe operaia che da tempo non è più rappresentata da alcuno. La ricostruzione di questa rete sociale, in un mondo moderno ed emancipato, resta una delle questioni centrali del dibattito sul presente e sul futuro.

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