L'unidimensionalità del capitalismo
Marcuse è considerato il "padre della Nuova Sinistra", movimento degli Anni Sessanta che rifiutava la visione marxista ortodossa del proletariato rivoluzionario e ne contestava apertamente la natura repressiva. Al centro del pensiero di Marcuse c'è l'idea che studenti, movimenti per i diritti civili e per l'ambiente possano essere i nuovi soggetti rivoluzionari contro il capitalismo. Gli scritti del sociologo aprono alla possibilità di una società futura libera dall'unidimensionalità del presente. L'autore immaginava una società con un'economia socializzata, rispetto per la natura ed etica del lavoro, in cui i cittadini potessero vivere un'esistenza più pacifica e realizzate.
Tuttavia, per i socialisti, Marcuse rimane una figura controversa a causa della sua distanza dal movimento operaio. Il suo lavoro necessita, quindi, di essere contestualizzato rispetto ad altre voci della Nuova Sinistra che possono offrire letture critiche del suo pensiero. Il recente interesse per Marcuse è principalmente legato alla crisi del capitalismo neoliberista, alle disuguaglianze sociali globali e alla minaccia del cambiamento climatico. Questi fattori hanno rimesso in discussione il consumismo e la ricerca del profitto come valori dominanti nella società contemporanea.
Marcuse, invece, puntava su lotte multidimensionali e su una "questione vecchia di un secolo": perché non si può vivere dignitosamente senza un lavoro alienante? Recuperare Marcuse significa interrogarsi su come creare una società che valorizzi l'autonomia, la creatività e la democrazia. Alcuni esponenti della Nuova Sinistra, come E.P. Thompson, criticavano l'élite intellettuale della Scuola di Francoforte, in quanto, a suo dire, sopravvalutava il potere della società del controllo e rischiava di proporre un'altra forma di dominio altrettanto elitario.
Inoltre, il filosofo berlinese, un distinto accademico in "giacca e cravatta", venne aspramente criticato per la sua distanza dalla classe operaia organizzata. Sebbene il capitalismo sia un sistema di potere di classe, è stato modificato dalle lotte continue "dal basso" dei lavoratori. Nonostante ciò, il pensiero di Marcuse rimane attuale per la sua puntuale analisi del consumismo come ostacolo alla felicità umana e per la sua spinta verso una società che valorizzi la realizzazione individuale e collettiva.
Marcuse considerava la felicità umana come punto di partenza per la teoria critica della società. Immaginazione e utopia sono elementi centrali per trasformare le condizioni sociali e storiche del presente. Una società basata sullo sfruttamento, sulla guerra, sulla distruzione ecologica e sulla propaganda soffoca la felicità e necessita di una critica radicale che vada oltre il liberismo. Proponeva, dunque, una dialettica che decostruisse il pensiero "positivo" dominante e ponesse in luce le numerose contraddizioni della società.
Il capitalismo di oggi si basa su forme appena velate di distruzione e aggressione, che richiedono un nemico permanente (come fu per la guerra del Vietnam) e processi di "abbrutimento" per contenere il malcontento. La "unidimensionalità" del capitalismo, di fatto, ha assorbito da tempo la classe operaia, permettendo che una ficcante razionalità tecnologica definisse il progresso e la cultura di massa narcotizzasse ogni aspetto della società con il fine ultimo di alienarla.