L'impatto della tecnologia e della violenza sulla società contemporanea

Nell'attuale panorama culturale, la percezione della cultura come un ambito speciale sembra provocare più danni che miglioramenti, tanto a sé stessa quanto alle sue manifestazioni (musica, cinema, comunicazione, letteratura, arti visive). La cultura di una società non è limitata ai suoi prodotti artistici, ma coincide con tutte le caratteristiche della vita sociale. Questa considerazione emerge in modo evidente quando osserviamo le difficoltà crescenti nel settore educativo e l'impoverimento culturale del lavoro, sia manuale che intellettuale, con effetti negativi su tutta la vita culturale e sociale.

L'analisi di vari fenomeni, spesso considerati eterogenei, rivela connessioni profonde. Tra questi fenomeni, spiccano il nuovo lavoro industriale con l'integrazione dell'intelligenza artificiale, la diffusione di aggressività e violenza nella società, il nostro rapporto con il patrimonio culturale ereditato e la difficoltà crescente nel trasmetterlo alle nuove generazioni.

Nonostante il declino apparente della sociologia rispetto alle sue origini classiche, essa rimane indispensabile per comprendere la società. Spesso ci troviamo ad improvvisare anche quando discutiamo di politica, di comportamenti o dei rapporti delle giovani generazioni con il lavoro e con sé stesse. La comprensione della cultura contemporanea richiede un'analisi che integri psicologia sociale, orientamenti della mentalità, formazione del carattere e il rapporto tra mode e consumi.

Herbert Marcuse, con il suo bestseller sociologico "L’uomo a una dimensione", anticipò molte delle trasformazioni che avrebbero caratterizzato la società contemporanea. Nel Sessantotto, il suo libro fu più discusso e criticato che accettato dai movimenti politici, i quali continuavano a credere in una lotta di classe frontale. Marcuse, invece, analizzava la tendenza "totalitaristica" del capitalismo sviluppato, in cui la tecnologia e la tecnocrazia giocavano un ruolo centrale nel controllo sociale. Egli vedeva nella società tecnologica unidimensionale i segni di una trasformazione antropologica che avrebbe toccato tutti i livelli: lavoro, psicologia, linguaggio, ideologia politica.

Oggi, la discussione sull'integrazione tra intelligenza artificiale e esseri umani si concentra prevalentemente sull'efficienza del lavoro, trascurando l'impatto antropologico di questa integrazione. Non si parla più del "lavoro alienato" di cui parlava Marx, ma di lavoratori modificati psicomentalmente, incapaci di concepire cambiamenti sociali e politici significativi. La macchina intelligente non è più esterna al lavoratore, ma lo guida e lo assimila a sé, riducendo il lavoro umano a una semplice attivazione e controllo delle macchine. Questo porta a una deprivazione dell'intelligenza e delle abilità lavorative, creando un lavoratore senza nulla in comune con l'operaio tradizionale o l'artigiano del passato.

Per poter affermare che qualcuno "sa lavorare", è necessario che il lavoro presupponga conoscenze e abilità tecniche complesse. Queste non solo arricchiscono la cultura di una società, ma ne costituiscono il fondamento. Il modello più temuto di lavoratore è quello del burocrate, il cui lavoro è privo di contenuto significativo, riducendolo a un "hollow man". La diffusione della tecnologia ha ulteriormente svuotato il lavoro umano, con lavoratori che passano la maggior parte del loro tempo interagendo con macchine elettroniche dotate di poteri sovrumani, alterando il senso di realtà e aumentando la tendenza a negarla o aggredirla fisicamente.

L'efficienza produttivo-distruttiva della società moderna ha portato al deterioramento dei legami sociali. Gli episodi di aggressività e violenza omicida, in aumento secondo i dati della polizia, indicano l'emergere di tipi antropologici socialmente pericolosi. La criminalità giovanile è cresciuta del 35%, le aggressioni del 50% e le rapine in strada del 91% negli ultimi anni. La violenza online è in aumento e il futuro impatto dell'intelligenza artificiale sui lavoratori resta ancora molto incerto.

La cultura, nel suo senso più ampio del termine, è intrinsecamente legata alla struttura della società e alla qualità della vita lavorativa. La sfida contemporanea è comprendere e gestire le trasformazioni tecnologiche e sociali in modo da preservare e migliorare la qualità della cultura e delle relazioni umane. Gli esperti, del resto, devono essere in grado di analizzare non solo l'efficienza produttiva, ma anche l'umanità e l'integrità psicologica dei lavoratori e della società nel suo insieme.

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