Nell'opera seminale di Herbert Marcuse, "L'uomo a una dimensione" (1964), l'autore dipinge un quadro preoccupante di una società industriale avanzata che soffoca l'individualità e la libertà attraverso la conformità, il consumismo e il rigido controllo tecnocratico. L'intelligenza artificiale (AI), sebbene non esplicitamente menzionata nel libro (per ovvi motivi), può essere analizzata attraverso la lente critica di Marcuse per evidenziare i potenziali pericoli e le opportunità che questa tecnologia rivoluzionaria presenta.
Alienazione e controllo sociale
Marcuse sostiene che la società industriale avanzata crea una "società unidimensionale" in cui gli individui sono manipolati per conformarsi a norme predefinite attraverso i mass media, la pubblicità e la cultura di massa. L'AI, con la sua capacità di raccogliere dati, personalizzare contenuti e influenzare il comportamento, potrebbe esacerbare questa tendenza, concentrando il potere nelle mani di élite tecnocratiche e alienando ulteriormente gli individui dalla propria autonomia e dal pensiero critico.
"Nella società unidimensionale non c'è alternativa. L'individuo non è più libero di scegliere tra diverse forme di vita. L'unica scelta che gli rimane è quella di conformarsi o di rifiutare la società in toto".
Disoccupazione e disuguaglianza
Marcuse, in tempi non sospetti, prevede che l'automazione industriale su larga scala conduca ad una diffusa disoccupazione e a una crescente disuguaglianza tra chi possiede e controlla la tecnologia e chi ne viene escluso. L'AI, con la sua capacità di automatizzare compiti cognitivi e manuali, potrebbe aggravare questa situazione, creando una classe di lavoratori superflui e ampliando il divario tra ricchi e poveri.
"L'automazione tende a rendere superflua una parte crescente della forza lavoro. Questo significa che la disoccupazione strutturale diventa cronica".
Potenziale per l'emancipazione
Nonostante le sue critiche, Marcuse non rifiuta completamente la tecnologia. Riconosce il potenziale dell'AI per essere utilizzata per scopi emancipatori. Ad esempio, l'AI potrebbe automatizzare compiti faticosi e pericolosi, liberando tempo per attività creative e intellettuali. Potrebbe anche essere utilizzata per migliorare l'accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria e ad altri servizi essenziali.
"La tecnologia può essere usata per scopi razionali che porterebbero a una società libera senza repressione".
Necessità di un controllo democratico
Marcuse sottolinea l'importanza di un controllo democratico sullo sviluppo e sull'utilizzo dell'AI. Sostiene che la tecnologia non debba essere lasciata nelle mani di pochi, ma debba essere sviluppata e utilizzata in modo trasparente e responsabile, con la partecipazione di tutti i cittadini.
"È necessario un nuovo modo di pensare, una nuova sensibilità che non si pieghi alle esigenze della società unidimensionale".